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                         PIANO DI LANZO (1352m) - PIANO NOVACCO (1315m)

 

Numero sentiero: 601 D (Sentiero Italia)

Gruppo Montuoso: Orsomarso - Cozzo del Pellegrino 
Comune: San Donato di Ninea (CS) - Saracena (CS) 
Inizio Percorso: Piano di Lanzo (1352m) - Lat N 39° 43.739' - Long 16° 01.248'
Fine percorso: Piano Novacco (1315m) - Lat N 39° 48.682' - Long 16° 02.659'
Difficoltà: E (Escursionistico)
Tempo di percorrenza (in ore): andata 7.35, ritorno 8.00
Dislivello totale: 689 m
Lunghezza: 18220 m
Rifornimento idrico: Piano di Lanzo - Piano Tavolara - Piano Novacco  
Come arrivarci: San Donato Ninea si raggiunge uscendo al casello autostradale A3 SA/RC di Altomonte. Al Piano di Lanzo si arriva imboccando la stradina montana che parte dall'abitato.

Info, punti di appoggio: San Donato di Ninea: Rifugio Piano di Lanzo (momentaneamente chiuso e inutilizzabile) - Area camper attrezzata in località Ghianette della Tona - Municipio  0981.63011/0981.63051 - Saracena: Rifugio Piano Novacco - Centro Turistico Novacco - www.novacco.eu - info@novacco.eu - Municipio 0981.349647 

NOTA: Il sentiero è stato realizzato nell'anno 2005, manutenuto una prima volta nell'anno 2009, per ultimo nel 2017.

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DESCRIZIONE PERCORSO

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Dal Rifugio Piano di Lanzo, si prosegue sulla strada asfaltata per poi piegare subito a sinistra ed imboccare la sterrata che porta alla statua della Madonna del Pellegrino. Si prosegue a mezzacosta verso destra per poche centinaia di metri, all’altezza di una grossa pietra si lascia la stradina inerpicandosi verso sinistra e immettendosi sul vecchio sentiero che porta alla sorgente Marchesano (in estate, a causa della folta vegetazione, occorre prestare molta attenzione alla segnaletica). Avanzare fino a raggiungere la stradina sterrata che sale al Cozzo del Mangano proseguendo fino all’incrocio poco sopra il Piano Pulledro.

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VARIANTE DEL COZZO PELLEGRINO. 

Da qui, verso sinistra, si ha la possibilità di proseguire in direzione di Cozzo Pellegrino (sentiero n. 621A) attraverso la sterrata fino al pianoro di Valle Lupa e, seguendo le bandierine bianco–rosse, salire in cima. Dalla cima, se le condizioni di luce sono ottimali, lo sguardo può spaziare dal Mare Ionio al Tirreno, da Capo Palinuro a Nord a Capo Vaticano a Sud consentendo perfino l’ individuazione delle isole Eolie e soprattutto dell’ Isola di Stromboli.

 

Dal bivio, a destra, si prosegue lungo la sterrata che avanza in quota nel bosco; si varcano due colonne di cemento armato, a mo di cancello, e si giunge ad un pianoro, contrassegnato sulla destra da un grosso plinto in cemento adagiato per terra. Si continua diritto sino ad un bivio. Si svolta a destra e si prosegue sulla strada sterrata senza deviazione alcuna. Si cammina per diverso tempo sino ad arrivare e superare il bivio che sulla destra porta al Piano di Ferrocinto. Dopo poco si arriva ad una casa (Proprietà Cavallaro) che si affaccia su Piano Tavolara e sull'omonimo laghetto. Superata la casa si prosegue verso destra costeggiando il laghetto, nascosto dalla folta vegetazione; si incontra un primo cancello, superato il quale si raggiunge un bivio e si va verso sinistra. Dopo qualche centinaio di metri si gira a destra e si superano altre due colonne di cemento, a mo di cancello, in direzione della casina forestale in legno.

Da qui,  circumnavigando la Schiena di Rossale, la sterrata giunge al cancello verde forestale del Rossale. Verso sinistra, in leggera salita, attraverso il Piano di Vincenzo, si giunge a Piano Novacco.

In inverno eccezionale itinerario con le racchette da neve o per praticare lo sci da fondo escursionistico.

 

STORIA, AMBIENTE E CULTURA

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Storia.
II percorso di questo sentiero si snoda su antiche vie di collegamento di grande importanza per i popoli della pianura e, come testimoniano alcuni reperti, la frequentazione di questi luoghi risale all’epoca preistorica. Un sistema vero e proprio di strade di collegamento, però, fu creato dai Greci dell’antica Sibari che -utilizzando il corso dei fiumi e i passi montani- si spostarono dalla costa ionica a quella tirrenica per fondare nuove colonie. Questi percorsi diventarono delle vere e proprie carovaniere, che assunsero nel tempo importanza sempre maggiore per il transito di merci ed eserciti. Per un tratto il sentiero si innesta sull’ antica Via dei Salinari, battuta da quanti in passato si recavano a rifornirsi di sale presso le miniere di Lungro, transitando per Campotenese provenienti dagli abitati sul confine calabro-lucano ed anche da più lontano.


Ambiente.
Questa tappa del Sentiero Italia è percorsa tutta in quota, dai 1352 m di Piano di Lanzo ai 1315 m di Piano Novacco, e racchiude in sé una straordinaria varietà di paesaggi: crinali dolci e arrotondati, vette appuntite, gole profonde, valli ampie e luminose. Le foreste di faggio, pianta tipica della fascia vegetazionale montana, ospitano il capriolo autoctono, una popolazione non contaminata geneticamente da reintroduzioni: la sopravvivenza di questo nucleo di caprioli è importantissima per la biodiversità poiché soltanto un’ altra popolazione di questa specie vive in libertà sul Gargano. Fra i carnivori di grossa taglia si segnala la presenza del lupo. Lungo il sentiero, se percorso in silenzio ed attenzione, si possono osservare varie specie d’ uccelli come la poiana e l’aquila reale, che sorvolano gli ampi pianori a caccia di prede, mentre all’ interno del bosco possiamo udire il tambureggiare del picchio nero e intravedere il volo acrobatico tra i rami dei faggi dello sparviere e dell’ astore.


Cultura.
La testimonianza letteraria più antica di questi monti, che oggi sono chiamati i Monti dell’ Orsomarso, è quella del Barrio che visitò la zona nel XVI secolo. Così la descrive nella sua opera "De antiquitate et situ Calabriae": "[...] Trovano dimora sui monti e nelle selve cinghiali, caprioli e altri animali selvatici. Vi nidificano anche altri uccelli da rapina di molte specie, onde si fanno anche caccie famose. [...] dimorano cervi, scoiattoli, linci, martore, tassi, furetti, lepri, istrici e in qualche luogo anche orsi, onde si fanno buone cacce. Nei territori pianeggianti si catturano ottimamente fagiani, pernici, coturnici ed altri uccelli. Né mancano le testuggini; si raccolgono inoltre nei luoghi scoscesi uccelli di rapina di molte specie e sono ottimi. E sparsamente nasce in abbondanza il terebinto, dal quale si ricava la trementina, che si ottiene anche dal pino, dall’ abete, dal larice". Un’ altra testimonianza, più recente, la dà il geologo Emilie Cortese nel 1883: " [...] certamente tutti i valloni sono profondi ed orridi, e alcuni forse inesplorati, e tutta la regione ha un aspetto alpestre caratteristico.

I boschi sono costituiti da faggi giganteschi, colossi che nessuno utilizza, che cadono o muoiono sul posto, senza che nessuno pensi o abbia convenienza di ridurli a pezzi, per usarli come legna da fuoco o farne carbone". Da questo scritto si può intuire come fino alla seconda metà dell’ ottocento le foreste di questi monti furono risparmiati dal lavoro dei tagliaboschi che in quegli anni disboscavano i monti dell’ intera Calabria.
 

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