Cai Castrovillari Sentieri
ALESSANDRIA DEL CARRETTO (298 m) - MONTE SPARVIERE (1713m)
"SENTIERO DELLA GHIACCIAIA"
Numero sentiero: 947
Gruppo Montuoso: Pollino - Monte Sparviere
Comune: Alessandria del Carretto (CS)
Inizio e fine percorso: Alessandria del Carretto (298m) - Lat N 39° .......' - Long E 16° .............'
Monte Sparviere (1713m) - Lat N 39° .......' - Long E 16° .............'
Difficoltà: E (Escursionisti)
Tempo di percorrenza (in ore): 4.55 (andata) - 3.50 (ritorno)
Dislivello totale: 658 metri in salita; 154 metri in discesa
Lunghezza: 10.330 m (totale). Alessandria – Timpone della Neviera (4180 m solo andata)
Rifornimento idrico: Alessandria
Come arrivarci: Alessandria del Carretto si raggiunge percorrendo la strada provinciale (SP 153) che dalla periferia Nord di Trebisacce porta ad Albidona (circa 14 km). Si supera questo comune e si prosegue, sempre lungo la provinciale, e in breve si giunge ad Alessandria (circa 15 km).
Info, punti di appoggio: Comune di Alessandria del Carretto - Ambrosia Ostel (tel. 349/0800871)
NOTA: Il sentiero è stato realizzato dal GAL Alto Ionio nell'anno 2016.
DESCRIZIONE PERCORSO
Dalla piazzetta principale di Alessandria del Carretto, si percorre il corso principale seguendo le indicazioni per l’ostello. Dall’ostello si prosegue a piedi lungo la stradina sterrata che inizia poco metri oltre la struttura e avanza in salita verso le campagne di Alessandria.
Ci si incammina su questa stradina lungo il crinale che divide i due spartiacque dei Canali che poi si congiungono e danno vita al Torrente Saraceno. Già da questo primo balcone panoramico sulla Valle, il percorso mostra tutto il suo “potenziale” in termini di panorami.
Si continua la salita e in breve si raggiunge la Croce Montillo dove, come una leggenda racconta, sono sepolte moltissime persone.
Forse si tratta del primo nucleo insediativo di una antica comunità che, in seguito alle frane, è stata costretta ad abbandonare il sito.
Si prosegue imboccando la stradina di sinistra e, sempre in leggera salita, si giunge nei pressi del Timpone del Ladro il cui nome è forse legato alle storie del brigantaggio. Si avanza ancora è si è al bivio con la Spinazzeta. Ci si mantiene sulla strada principale e, dopo pochi minuti, si giunge all’incrocio con la stradina che porta all’acqua di Brume. A questo punto si lascia la sterrata e si incomincia il sentiero che porta in direzione dei grandi abeti bianchi posti sul crinale della Coste delle Neviera.
Il sentiero in questo tratto deve fare molta quota e quindi si inerpica zigzagando fino ad uscire fuori dal bosco e giungere alla Neviera.
Ancora pochi minuti di salita e si arriva in cima al Timpone della Neviera. Lo sguardo non ha limiti. Panorami magnifici si aprono di fronte al visitatore. In condizioni di atmosfera tersa la visibilità supera centinaia di chilometri. Verso Nord oltre alla vette del Pollino, si vede il Massiccio del Sirino, l’Alpi di Latronico e poi tutta la catena dell’Appennino lucano, fino al Pierfaone e oltre. A meridione la vista non è da meno: oltre a tutte le quinte dei monti calabro-lucani c’è il mare. Pochi luoghi possono vantare questo connubio.
Paesini sperduti sui crinali (non è difficile distinguere i piccoli abitati di Nocara, Castroregio e Farneta), quinte di monti che si susseguono all’infinito, avvolti dal nastro azzurro del Golfo di Sibari. Infine, il grigio del Torrente Saraceno si perde nel verde intenso dei grandi boschi della Valle.
Il percorso potrebbe fermarsi qui. Proseguire però è quasi d'obbligo. Si scende lungo il crinale occidentale del Timpone della Neviera e in breve si giunge di nuovo sulla stradina sterrata che porta verso a Serra di Lagoforano. Si arriva al Piano Cistone. Si imbocca la stradina in direzione Ovest, in leggera salita e si avanza sempre su questa sterrata fino ad arrivare alla Tacca Peppini. Da qui si prosegue in lieve discesa per poco più di un chilometro e si arriva agli ampi pianori di quota dove il “pezzo forte” è caratterizzato dall’ampia dolina che a primavera raccoglie l’acqua delle nevi e forma un piccolo laghetto di origine glaciale che poi in estate si prosciuga.
A questo punto si avanza in direzione della grande antenna e, seguendo i segnavia bianco-rossi, in poco più di un’altra ora di cammino si è in vetta al Monte Sparviere.
Il vento, le ampie vedute, il silenzio (interrotto solo dal ronzio dei ripetitori) e qualche mucca al pascolo caratterizzano questo luogo.
Il Monte Sparviere, essendo l’ultima cima vera e propria prima che le montagne del Pollino digradino verso il Mare Jonio, è un ottimo balcone panoramico su tutta la Pianura di Sibari e il suo golfo. Invece, volgendo lo sguardo verso l’interno, le numerose “timpe” sembrano un ammasso roccioso che affondano nella Valle del Raganello per poi dare origine ad uno dei canyon più importanti d’Europa.
Si ritorna dalla stessa strada. Oppure si “taglia” in direzione del piccolo rifugio incustodito ristrutturato dal GAL Alto Jonio come ricovero per gli escursionisti in caso di cattivo tempo e poi si prosegue verso destra seguendo le indicazioni che conducono al rifugio Tappaiolo, al laghetto del Consorzio di Bonifica del Ferro e dello Sparviero, immersi nell'Acereta di Monte Sparviere, dove sono presenti sei tipi di acero su sette, unica di questo tipo esistente in Italia. Infine, si rientra ad Alessandria del Carretto dal … basso.
Storia Cultura e Ambiente
Storia
Questo percorso è stato pensato come una riedizione di una antica usanza che è stata reiterata fino all’avvento dei frigoriferi. Potremmo definire questo itinerario come “LA VIA DELLA NEVE”. Infatti, questo sentiero ricalca la strada che molti alessandrini hanno fatto per anni per andare in cima al Timpone della Neviera a preparare la fossa per la conservazione della neve per poi riportarla in paese in estate sotto forma di grossi pani di ghiaccio. Ancora oggi a pochi metri dalla vetta si nota la grande buca dove per anni si è “coltivato” il ghiaccio.
Ovviamente è anche un itinerario ricco di storia. Si tratta anche di un sentiero che in parte coincide con la “via dei briganti”: un itinerario ricco di episodi tristi o meno belli legati alle vicende del brigantaggio prima e dopo l’unità d’Italia. In ultimo, è anche un sentiero che coincide con la rotta che fanno abitualmente gli alessandrini quando decidono di portare a “spalla” o meglio a braccia un grosso tronco di abete in occasione della festa in onore di Sant’Alessandro, patrono del piccolo centro montano. Infine, un sentiero utilizzato per i piccoli commerci con i paesi vicini, in particolare con Terranova di Pollino. E tanto altro.
Cultura
Un sentiero che val la pena percorrere per tutto quello che ha rappresentato per gli alessandrini e non solo. Montagne, grandi paesaggi, vicende di brigantaggio, atti di eroismo, memoria e memorie da non dimenticare. Sono questi (e non solo) i motivi che inducono l’uomo oltre la naturale bellezza del mondo a mettersi in cammino.
Ambiente
L’ambiente attraversato dal nostro sentiero è a dir poco unico. Si tratta di grandi boschi a querceto nella parte bassa. Dopo i vari timponi siamo nelle praterie d’alta quota, nei pascoli, nelle piccole aree un tempo adibite a grano e a foraggio per gli animali, oggi in grande abbandono. Testimoni che il paesaggio è in continua evoluzione ma è anche un libro aperto dove, attraverso la lettura di questi piccoli segni, non è difficile capire come cambia il panorama agrario-forestale in seguito all’abbandono delle terre. Qualche rimedio è stato preso con i rimboschimenti degli anni cinquanta (un capo-cantiere ricordava con orgoglio che in una stagione hanno realizzato quindicimila metri cubi di gabbioni a secco posti nei punti sensibili per arginare le frane). Le piccole casette dei pastori, oggi in parte ristrutturate e poste a monte dei campi coltivati, ricavate in piccoli spazi per non togliere terreno al pascolo e alla agricoltura, testimoniano le difficoltà e la severità dei luoghi.